Onda d’inchostro
Questo racconto fa parte di Storie ad un metro …dal palco
di Michael Farina
Sono un laureando in Lettere Moderne che scrive per passione, sognando di lavorare nel cinema come sceneggiatore
Michael Farina
“Onda d’inchiostro”, è una riflessione sulla vita e sulla religione; sulle sofferenze a cui l’uomo è costretto in una dimensione che non può che rimanergli sconosciuta. A partire dalle domande del quadro di Gauguin “Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?”, si cerca di dare una risposta, ma ci si scontra sempre con una confutazione delle affermazioni, riflettendo l’impossibilità di conoscere. Nella conclusione, la riflessione sembra dare una risposta alle tre domande; però, essa non è altro che una metafora della scrittura e delle parole, che ci danno un sollievo alla caducità e alle sofferenze, sperando in una memoria del prossimo
Michael Farina
Onda d’inchiostro
Da dove veniamo?
C’è chi crede che tutto sia stato creato da un’esplosione. Che la distruzione sia creazione. Che
da un nulla senza fine e senza inizio sia scoppiata una bomba di molecole minuscola per
allargarsi all’infinito. E che da essa, una polvere di stella, un brodo, o una catena di carbonio
ci abbia resi umani, creativi, intelligenti, più di qualsiasi altro essere mai esistito, se esistito.
C’è chi crede che una moltitudine di Dei si sia arrogata l’onere di comandarci e di burlarsi di
noi. Noi, poveri umani indifesi pronti a sacrificarci per esseri che vengono da noi solo per il
loro gusto edonistico di svilirci; di scagliarci contro i loro risentimenti per una farsa
oligarchica che loro non hanno mai saputo gestire, e mai sapranno.
Allora c’è chi crede che questa moltitudine di Dei sia solo Uno; un unico signore, del cielo e
della terra, della pace e della guerra, della gioia e della tristezza; un unico Dio che ci ha
privato della conoscenza e della serenità per uno spettacolo di sette giorni. Un essere così
sadico da mandare il proprio figlio nel corpo di una Vergine e farlo morire tra atroci
sofferenze. Abbandonandolo tra atroci sofferenze.
Dio mio, Dio mio, perché mi hai generato?
Chi siamo?
Marionette. Marionette di un deus ex machina che ci ha creato per il suo svago. Che sia la
natura, un gruppo di dei sull’Olimpo o in qualche regione orientale, o un Dio nel suo paradiso
negatoci. Noi siamo marionette. E il suo figlio è il nostro titano. Il nostro fuoco di
conoscenza. Un Dio che si è fatto uomo per capire le nostre sofferenze; per darci la libertà. E
che ora vive, anche lui, nelle nostre stesse sofferenze infinite. Nella morte offerta e negata.
Nell’incoscienza della fine.
Ma se il Suo Figlio è generato dalla stessa sostanza del padre ed è uomo, noi stessi siamo dei.
Falsi, non siamo dei. Forse Dio non esiste. Forse Dio era lui stesso un uomo. Nessuna
creazione, solo fortuna. Una sfortuna. La sfortuna naturale della casualità; una bendata
casualità che ha deciso di darci potere su di lei solo per vendicarsi con epidemie e catastrofi.
Che ci ha dato il freddo solo per tremare lei stessa e per finirci nel suo caldo abbraccio futuro.
Il caldo di una stella; la stella della speranza.
Dove andiamo?
Qui. Bloccati. Non andiamo da nessuna parte. Anche Speranza è fuggita e si è negata
all’uomo. È fuggita alla nascita, quando la nostra pelle levigata e pulita ha iniziato a sporcarsi
di peli e rughe e ferite e cicatrici. Un pezzo dopo l’altro, noi ci siamo riempiti come la stessa
tela che ci descrive.
Noi siamo solo tele. Tele di un artista pazzo o di mille artisti pazzi che incontriamo, ma che in
realtà sono nessuno e aspettano solo che noi dipingiamo loro. Noi stessi siamo quel pazzo,
quel misero che non si riconosce perché non ha mai saputo dipingere sé stesso. Perché ha solo
saputo sputare colori contro gli altri, svuotandosi di tutto. Perché si è concesso senza lottare
all’onda di inchiostro di Godot, fino a farsi soffocare. Godot non aspetta; Godot affoga le
nostre sofferenze in quello sconosciuto firmamento per esporci insieme a tutti gli altri. Prima
di spegnere un’altra stella e riempire il suo diario di un’altra pagina dell’umanità.
Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?
Dal nulla, siamo nulla e torneremo a riempire il nulla oscurato dalla primordiale luce.
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Questo racconto è di Michael Farina che ha gentilmente concesso a Theatre of Tarots di pubblicarlo sui propri canali di pubblicazione
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