Questo racconto fa parte di Storie ad un metro …dal palco

di Kristian Fabbri

Qualcosa su di me? Guarda che ci conosciamo, ci siamo già frequentati

Kristian Fabbri

è un racconto su commissione, stavo studiando quell’argomento li

Kristian Fabbri

Lo esperimento (ovvero, di P.O.Fanger)

Il racconto deve essere breve. Per scrivere racconti, brevi, il segreto è portare il lettore al centro della storia nelle prime tre righe. Entro le prime duecento battute, il lettore – domino nostro -, deve aver chiaro chi è il protagonista. 1968 P.O. Fanger appende un volantino nella bacheca del Politecnico di Copenaghen. Danimarca. E cosa accade. Negli stessi anni, P. Manzoni depone il Piedistallo che sorregge il mondo. Sempre in Danimarca. Il lettore si trova così costretto a decidere quale delle azioni narrative seguire, tra i contenuti di un misterioso volantino che inviata a partecipare a un esperimento – sì è questo il contenuto del volantino: “På udkig efter marsvin. Begge sexstuderende. Sani. Afstå tidspildere. Mere information …” (Cercasi cavie. Studenti ambosessi. Sani. Astenersi perditempo. Ulteriori informazioni …) – oppure se cercare di capire perché Manzoni cova piedistalli; cosa tra l’altro non nuova dato che, sempre lui, in qual di Brera in Milano, aveva l’abitudine di firmare persone dopo averle convinte a salire sui piedistalli. Esperimento artistico, ma pur sempre di esperimento si tratta. Tra i due l’unico collegamento è la Danimarca, nazione nota per i Vichinghi, i biscotti, i cane e Elsinore, il castello dove si svolge Hamlet. Ora, il lettore, stravolto dalle nozioni apprese in poco più di mille caratteri, si trova a pensare se la Danimarca possa essere una buona meta per le vacanze, magari un weekend, e quali possano essere i costi, di tale vacanza, per due persone. Nel caso in cui il lettore abbia già soggiornato in Danimarca la mente tornerà a quella particolare sensazione che prende i turisti nel vedere i prati ricoperti di giovani e famiglie già dalle quattro del pomeriggio. I giovani. Ma non tutti i giovani, perché alcuni, almeno in quel maledetto 1968, invece di recarsi presso i parchi cittadini per godersi la pace e la tranquillità, e il piacere – con un trascinamento della congiunzione che stranisce il lettore che segue come arrancando, la narrazione, chiedendo anche che giunga a un (e non fa in tempo a pensarlo che) – si recano presso il laboratorio P.O. Fanger.

Il salto di riga porta il lettore a chiedersi, anzi, a sperare che l’esperimento comporti qualche conseguenza truculenta verso quei giovani così scavezzacollo da accettare di partecipare a un esperimento solo leggendo un volantino. Già il fatto che preferiscano il laboratorio al prato glieli rende antipatici, fastidiosi, spocchiosi, e già sta pensando che forse se, come dovrebbe accadere in buon racconto, che se dovessero morire, beh almeno giustificherebbe il salto di riga e l’attesa fino a quasi tremila battute.

I giovani vengono edotti dei contenuti dell’esperimento: devono permanere in una stanza, bianca, in tre persone alla volta, ciascuna con un vestiario definito costituito da una maglia bianca in cotone, uno slip bianco, in cotone e delle ciabatte in legno e cuoio del tipo olandesine, di colore bianco per almeno tre ore. Durante queste tre ore, specifica il contratto “Frivillig Marsvin” devono rimanere seduti rispondendo a questionari che saranno loro sottoposti ogni venticinque minuti. Immobili per tre ore. In silenzio. È permesso leggere e una leggera e quieta conversazione, condizione che, nei fatti, non si verifica fin dal primo reclamo “Tavshed Tak” (silenzio per favore) (da notare che l’etimo danese di Tak, onomatopeico, richiama il taglio della lingua che i vichinghi praticava ai guerrieri che contestavano le decisioni dei comandanti, o anche solo chiedessero chiarimenti o la cortesia che gli fosse passato il burro per il pane).

Il buon racconto breve deve terminare entro le quattromila battute, lasciando un ricordo nel lettore, benché non sia una fiaba con una morale, il dubbio di aver compreso gli eventi e che, quanto descritto, abbia attraversato l’intero arco drammaturgico: presentazione, obiettivo, conflitto, scoppio, espulsione, esalazione fumi. E un lieto fine: a esperimento finito, i ragazzi poterono tornare a cibarsi di carne grigliata nei picnic, dimenticando – almeno loro – l’esperienza. E mentre P. Manzoni, depositando, ribaltava la concezione del mondo – dal vivo, vi dico l’opera lascia senza fiato, interdetti e sorridenti – il signor scienziato Povl Ole Fanger, due anni dopo, dava alle stampe un libro cardine per la definizione del bene e del male. E da qui in poi c’è google.

Questo racconto è di Kristian Fabbri che ha gentilmente concesso a Theatre of Tarots di pubblicarlo sui propri canali di comunicazione.

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