Storia di un’entità
Questo racconto fa parte di Storie ad un metro …dal palco
di Elena Fabbri
Sono quella che balla quando gli altri non sentono nessuna musica. Di solito nei momenti meno appropriati.
Elena Fabbri
Questo racconto è nato in una giornata di primavera, di quelle belle, con il clielo azzurro.
Elena Fabbri
Storia di un’entità
C’era una volta un’entità. Va detto che il fatto in sé non era straordinario. Le entità erano numerose, ognuna responsabile di qualcosa. C’era quella del mare, molto volubile, oppure quella dell’etichetta, molto pomposa. L’elenco era lungo, volendo infinito. Tra tante c’era lei, la responsabile della tristezza.
E’ un lavoro complicato a pensarci bene. L’essere umano ha un infinita capacità di intristirsi per le cose più strane. E anche poco gratificante, si pensa sempre che basti stare lì ad aspettare il momento giusto per ammorbare tutti, ma ci vuole dell’arte per cogliere il momento. Tralasciamo poi la brutta reputazione che ne deriva. In definitiva non c’è da essere allegri.
Ebbene la nostra eroina aveva un problema. Il signor Felini si rifiutava di essere triste. Un vero smacco per un’entità che riusciva ad aleggiare su tutti.
Il signor Felini non era molto portato per certi generi di emozioni e la sua vita era ragionevolmente felice.
Lei però non demordeva. Aveva aspettato trepidante un giorno mentre sfogliava le vecchie foto dei nonni. E un altro, quando era adolescente e lo aveva mollato la prima fidanzatina. Lui provava a volte rabbia, altre sconforto, oppure paura. Ma non toccava mai a lei.
Diventò per perciò un’ossessione. Sorvegliava la sua vita come un falco. Quell’umano non poteva umiliarla così. Aspettava ed escogitava piani. Aveva milioni di anni non a caso.
Ma lui la sorprese ancora. Forse non se ne sarebbe nemmeno resa conto. Non c’erano le condizioni. Sarà mai possibile essere tristi un giorno di primavera, distesi su un prato a fare pic-nic, mentre gli uccellini cinguettano. Eppure si, il signor Felini era triste.
Insomma, sono cose che non si fanno, dopo anni di attesa. Era furibonda, ma anche terribilmente curiosa. Fu così che dopo secoli si palesò per la prima volta ad un essere umano.
Il signor Felini era stupefatto.
- Cosa è successo adesso per renderti così triste?
- Mi sono dimenticato la bicicletta a casa.
La nostra eroina si innervosì ancora di più. Pensò che gli umani a volte erano proprio stupidi. Avrebbe potuto forse passare oltre, ma dopo anni di attesa l’entità non intendeva mollare il signor Felini facilmente.
- Adesso che ti ho in pugno, proverai tristezza come mai nessun essere umano prima!
Il signor Felini sentì questa emozione nuova che cresceva dentro di lui. Aveva voglia di piangere e chiudersi in camera al buio. L’entità aveva vinto, come non le era mai capitato. Era così euforica che iniziò a sentire qualcosa di strano. Era la felicità.
Osservò l’umano sconvolta e vide se stessa.
Fuggì e mollò il signor Felini.
Ora potremmo desumere ce c’è della morale in tutto ciò, che la felicità fa paura come la tristezza. Secondo me è solo che gli umani sono strani.
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Questo racconto è di Elena Fabbri che ha gentilmente concesso a Theatre of Tarots di pubblicarlo sui propri canali di comunicazione.
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